venerdì 30 marzo 2012

Ready Steady Go!


E'  passata una settimana dal concerto di Roger Daltrey allo Smeraldo e ancora  me lo sento dentro e nelle orecchie.
Canto e fischietto , soprattutto in moto, e mentre passo il battitappeto I'm Free, Baba o'Riley, Pinball Wizard, The kids are allright e anche le meno conosciute, l'ultima che ha suonato da solo con l'ukulele, Blue Red and Grey, dolcissima.
Emozioni, raro averne ultimamente, quelle belle.
Quando siamo corsi sotto il palco io e Karim ci siamo detti, urlando per superare la musica, che a tutti e due era venuto in mente Woodstock. Daltrey e gli Who c'erano a Woodstock, e anche a Monterey, e anche all'isola di Wight.
Eravamo a tre metri da un pezzo di storia, della nostra storia, della mia storia.
Roger Daltrey è vecchio, ha quasi 70 anni, ma si diverte ancora.
Quando ha fatto girare il microfono in fondo al filo, il teatro è esploso, e lui rideva.
Lo sa che quel movimento nell'aria, violento, aggressivo, è un marchio, un segnale, e lui ci gioca con queste icone.

Woodstock, io non c'ero, certo.
Negli anni ho visto altre band che ci hanno suonato.
Santana al Vigorelli in fiamme.
Crosby Stills Nash & Young da soli, in coppia, in trio,.
Nella nebbia del passato mi sembra di ricordare di aver visto anche i Ten Years After, con Alvin Lee imbolsito.
Di Monterey forse invece non mai è arrivato qui nessuno, o non ricordo.

Ma anche noi, anch'io, abbiamo vissuto Woodstock, in qualche modo, a distanza spazio-temporale, in contumacia.
L'abbiamo vissuto con gli LP, prima il doppio, poi il triplo
Ma soprattutto il nostro Woodstock milanese è stato il film al cinema Leonardo,nel 1976, in qualche pomeriggio invernale che rompeva il deserto musicale di quegli anni.
La rassegna di film musicali in quello sgangherato cinema oratoriale era diventata il nostro festival generazionale,e adesso oltre 35 anni dopo lo è ancora di più.
Sono sicuro che qualsiasi ragazzo sia stato li almeno una volta, mica a Woodstock, al cinema Leonardo,  non se lo scordi più.

E poi gli amici, i soliti, da decenni: ammaccati, invecchiati, un pò suonati.
Un gran pezzo di vita alle spalle, più della metà di sicuro.
E però la birra prima del concerto ce la beviamo ancora insieme, senza parlare di niente di veramente importante, non ce n'è bisogno.
E anche questo, come la musica di Roger Daltrey  mi gira in testa da una settimana.

Si, direi che i "Ragazzi stanno bene".

7 commenti:

  1. Già, ricordi? "Pictures at an exhibition", "Jimi plays Berkeley", "The song remains the same","Yessongs"...

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  2. E "Pink Floyd At Pompei", e "Concert for Bangladesh"? Bravo Francesco, mi hai fatto ricordare un frangente che, davvero, per noi è stato epocale. Mi ricordo ancora la fermata del metro di Piola, che vicino all'uscita su Piazza Leonardo, ti accoglieva con una ventata gelida, quasi una metafora della sveglia che avremmo ricevuto poco dopo. Bellissimo!

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  3. ce n'era anche un altro in via Savona, forse il Messico o un altro simile, non ricordo...
    comunque: 1975, visione lisergica di "Pink Floyd At Pompei", mitica!

    ... dove si clicca Mi piace e Condividi??? :-P

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  4. per quel che mi riguarda gli Who sono il gruppo che musicalmente mi piace di più in assoluto.
    e la sensazione che descrivi da sotto il palco l'ho provata quando stavo attaccato alla transenna del palco degli Who a Vienne, in Francia, in un'arena romana da poco più di 5 mila posti. Era il 2007, credo. Solo che c'erano anche Pete Townsend e Zack Starky: veramente unico stare a un passo dagli autori di Tommy ma anche di Quadrophenia...
    E anche in quell'occasione i ragazzi stavano bene. oddio, c'era solo walter con me, ma le birre sarebbero bastate per molti molti di più...

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  5. Peraltro gli Who sono stati anche il sottofondo di una simpatica gita a Monaco in cui proprio tu fosti protagonista: una dormita in macchina di 7-8 ore filate condita da orrende flatulenze e lamentele per i sedili della Volvo di Walter... Correva l'anno 1998

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